La storia di Alessandro

Il 16 giugno dopo un lunghissimo travaglio e sole tre spinte è nato il mio Alessandrone. Un salutino velocissimo, neanche il tempo di guardarmelo un pò, che subito me lo prendono e iniziano a misurarlo, a guardarlo, a esaminarlo. E lui piange, piange, piange fortissimo. “3  chili e 7 per 52 cm signora!” e finalmente lo danno al papà che me lo avvicina. Gli canticchio un mantra, si calma ma continua a singhiozzare. Finalmente ci lasciano soli, lo sfascio da tutti i teli in cui l’hanno ingarbugliato e me lo metto addosso. Ecco ora siamo tranquilli, sento che muove la testina e guidato da questo misterioso istinto si mette in posizione e inizia a ciucciare. Che cosa meravigliosa.

Il personale ospedaliero non è però, giustamente, così poetico e quindi vista la lentezza con cui Alessandro si sfama e la rapidità con cui perde peso, mi invita caldamente a tirare il latte e darglielo col biberon. Iniziamo così il nostro allattamento esclusivo, fatto di tetta, di tiralatte e di biberon.50 giorni dopo siamo a Pisa per l’intervento di lip adhesion. Appena rientrato dalla sala operatoria Alessandro si attacca al seno. Tutti raggianti, chirurgo compreso. Questo idillio cessa però pochi minuti dopo, il dolore prende il sopravvento e Alessandro si stacca. Nelle settimane successive si attacca sempre per meno tempo.

Passano altri 40 giorni e Alessandro torna a Pisa per la periostioplastica.

 Da quel giorno rifiuta categoricamente il seno. Chiedo aiuto ad Anna e Alice. Devo rinunciare? E’ normale questo rifiuto? Inizio ad adottare le strategie che mi suggeriscono.
I mesi passano, Alessandro compie mezzo anno ed è a Pisa per l’ultimo intervento. Adesso si è faticosamente procurato tutto l’occorrente per ciucciare bene, tetta o biberon che sia, deve solo imparare a farlo. Nel frattempo, anche se non si è ancora propriamente riattaccato al seno, non ne rifiuta più il contatto. Si riattaccherà? Sarà lui a decidere, io sarò comunque contenta di tutto il percorso fatto con lui, anche perchè in fondo mangiamo per vivere, non viviamo per mangiare.

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